A seguito della conquista dell'Etiopia (allora Abissinia), fu emanato il RDL 754/1936, dal titolo: "Dichiarazione della sovranità piena ed intera del Regno d'Italia sull'Etiopia ed assunzione da parte del Re d'Italia del titolo di Imperatore di Etiopia". Ben presto si palesò la necessità non soltanto di rappresentare anche nella monetazione il fondato Impero, ma anche di adeguare la circolazione metallica agli aumentati bisogni, tenendo conto delle peculiari esigenze delle regioni conquistate. Fu perciò disposto il riordinamento della circolazione monetaria metallica di Stato autorizzando, per effetto del RDL 1674/1936, la creazione della cosidetta "serie imperiale", celebrativa della costituzione dell'Impero. Pertanto, in forza del RD 2510/1936, fu autorizzata l'emissione delle monete d'oro da 100 lire e 50 lire e, a seguito del RD 2511/1936, fu autorizzata l'emissione delle monete d'argento: 20 lire, 10 lire e 5 lire; di nichelio: 2 lire, 1 lira, 50 centesimi e 20 centesimi; e di bronzo: 10 centesimi e 5 centesimi, in sostituzione delle monete con i medesimi metalli in circolazione in quel periodo. Infine, in forza del RDL 907/1938, fu atorizzata l'emissione di nuove monete di acmonital, in sostituzione di quelle di nichelio della stessa serie imperiale, e, in forza del RD 727/1939, fu autorizzata l'emissione di nuove monete in bronzital, in sostituzione di quelle di bronzo della stessa serie imperiale [MdF 1940, pp. 35-39, 44].
L'emissione delle monete da 100 lire d'oro del tipo "Littore", del 1° tipo, e di quelle da 50 lire d'oro del tipo "Insegna militare", fu effettuata in funzione delle disposizioni sulla stabilizzazione della lira, contenute nel RD 2325/1927, in cui la parità aurea veniva fissata in ragione di un peso d'oro fino di 7,919 grammi per ogni 100 lire. Queste due monete d'oro furono emesse per celebrare la costituzione dell'Impero [MdF 1940, p. 44].
Per effetto della L 788/1862, i privati conservavano la facoltà di richiedere dalle zecche dello Stato la coniazione di monete d'oro, del nuovo sistema, pagando, secondo quanto stabilito dal RD 370/1861 quale diritto di coniazione, 7,44444 lire per ogni chilogrammo di oro fino lavorato; cosiché, l'oro fino monetato, dedotti i diritti di coniazione, veniva ad avere il valore di 3.437 lire al chilogrammo. Pertanto, il valore intrinseco delle monete d'oro era di 3.444,44444 lire al chilogrammo. Tuttavia, pur rimanendo valide le succitate norme e tariffe, sotto il regno di Vittorio Emanuele III la fabbricazione libera delle monete d'oro fu soggetta a disposizioni interne e regolata secondo le contingenze del Tesoro e delle lavorazioni di zecca, rimanendo di fatto virtualmente sospesa [Carboneri 1915b, pp. 299-300, 482, 843], per poi riprendere dal 1931 al 1938, anni in cui le monete d'oro furono coniate esclusivamente per conto di privati che, oltre a fornire il metallo, pagarono alla zecca la nuova tariffa per il diritto di coniazione di 22 lire per ogni chilogrammo di oro lavorato [MdF 1940, pp. 44, 46, 55, tab. B1, nota].
Le monete da 100 lire in oro, del tipo "Littore" del 1° tipo, furono coniate dal 1937 al 1938 con il metallo fornito dai committenti, complessivamente, in 812 pezzi, per un totale di 81.200 lire. Più precisamente, 309 pezzi, per un totale di 30.900 lire, nel 1937 e 503 pezzi, per un totale di 50.300 lire, nel 1938 [MdF 1940, p. 55, tab. B1].